Nick and Lever: esilarante gag manga demenziale-surreale che ricorda il magico e indimenticato Cromartie.
Nick e Lever sono due americani, uno bianco e biondo con capelli alla Guile, l'altro nero Mr. T con occhiali da sole, che vivono in Giappone: sono scemi di buon cuore, indistruttibili, immortali e fortissimi. 
I capitoli del manga variano da 1 pagina a qualche decina (in pochissimi casi), solitamente vede i personaggi alle prese con qualche cosa giapponese, spesso li vede semplicemente fare cose assolutamente senza senso, dadaiste. 
Pubblicato tra il 2020 e il 2023, 134 capitoli. Esiste un seguito disponibile online sul sito dell'autore, in inglese e leggibile gratuitamente. 
L'autore è Miyata Kyougorou, il sito per il seguito è questo
Io l'ho trovato fantastico, ha un suo seguito da cult, molti lo trovano eccessivamente insensato e (questo lo ammetto anche io) a volte visivamente poco chiaro: è disegnato con grande cura e attenzione ai dettagli, stile profondamente diverso dallo standard, è un prodotto unico. 


Sting: simpatico horror-commedia australiano con ragno gigante. Indie, regista/sceneggiatore circa esordiente (vari cortometraggi, circuito dei festival di genere), attori poco noti; effetti speciali del ragno fatti inaspettatamente bene. 
C'è un condominio di merda, fatiscente, landlady stronza, povero tuttofare la cui vita è appesa a un filo; la figliastra del tuttofare è una ribelle stronzetta che a prenderla a sberle in bocca le si farebbe solo del bene. 
Cade un meteorite. Esce un ragnetto. La figliastra trova il ragnetto e comincia a nutrirla (naturalmente è femmina). Il ragnetto cresce. Cresce e cresce. 
Segue morte, un po' di splatter, svariate idee simpatiche e brillanti che fanno molto, davvero molto film di critters anni '80 (lo so: arachnophobia è del 1990, arac attack del 2002). 
Non molto altro da dire. Divertente, ben fatto. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Il ragno viene ucciso alla Terminator 1, la famiglia sopravvive, ci sono uova. 


Bookshops and Bonedust (Id, 2023): come racconta lo stesso Baldree con malcelato (ma comprensibile) orgoglio, il suo talento fu immediatamente chiaro agli amici di Tor, tanto da convincerli a offrirgli immediatamente un contratto per un secondo libro. 
Questo. 
Il resto del racconto è simpatico e onesto: Baldree aveva ovviamente tante idee per il suo prossimo libro, apparentemente nessuna davvero intelligente; contrattazioni successive hanno trovato un punto d'incontro tra motivi autoriali ed editoriali in questa pubblicazione. 
Un prequel. 
Venti anni prima di Lattes, Viv è una giovane guerriera alla prime armi che si trova costretta a riposo forzato in un paesino di frontiera. 
L'idea forte di questo romanzo è comprensibile solo avendo letto il primo: le trame dei due libri sono molto simili, quasi gemelle nello sviluppo narrativo, ma è la caratterizzazione della protagonista a creare la più sostanziale differenza. 
Viv di Lattes è un guerriero a fine carriera che arriva nel paesino con l'idea di fermarsi; Viv di Bonedust è un guerriero a inizio carriera che arriva nel paesino con l'idea di andarsene il prima possibile. 
E' un'idea semplice, ma è messa in scena con genuina qualità. 
Sfortunatamente, Baldree commette l'errore di aggiungere un filo più di dramma in questo prequel. 
Troppo presto: Baldree è stato 'salutato' come il Becky Chambers del fantasy, autore di storie con poco dramma, molto cozy che hanno recentemente conquistato una larga fetta di pubblico e successo; questa versione quasi YA fatta di drammetti romantici e scene d'azione banali, fallisce nel compito di raggiungere il livello del precedente. 
E' un buon libro, si legge ed è divertente, e l'autore è certamente molto capace.
Prendete il finale: c'è un villain e il villain viene sconfitto, il modo in cui viene sconfitto è insopportabilmente prevedibile; verso metà libro viene introdotto un qualcosa che è immediatamente e palesemente il veicolo narrativo che risolverà il finale. 
E' una soluzione francamente scema che l'editore non avrebbe dovuto permettere. 
Ora: è vero che l'azione e il dramma non sono al centro di questo libro, e che un grande ed epico scontro finale sarebbe stato fuori luogo; ma qui si precipita nella stupidità ed è davvero una pecca imperdonabile. 
Penso che Baldree abbia accumulato sufficiente credito da poter scrivere un terzo libro. 
SPOILER SPOILER SPOILER
L'onnipotente necromante viene fatta cadere nel libro-portale. 
C'è un simpatico epilogo ambientato dopo Lattes che congiunge le due storie con l'annuncio che la libraia si trasferirà nel paese di residenza di Viv. 


City Hunter 2024: il revival continua. Film dal vivo di Netflix, regia di Yuchi Sato (Waterboys); Ryo è interpretato da Ryohei Suzuki, Kaori da Misato Morita (attrice televisiva), Saeko da Fumino Kimura. 
La storia è basata sull'inizio del manga e vede Ryo insieme al fratello di Kaori, che muore e viene sostituito da Kaori; l'investigazione, però, non è la stessa dell'originale: riguarda, invece, la droga 'angel dust' protagonista anche dell'ultimo film animato (ancora non disponibile). 
Il collegamento tra la trama del nuovo anime e di questo film dal vivo è divertente. 
Uhm. 
A parte le variazioni sulla trama e i necessari aggiornamenti tecnologici, questo film molto fedele al manga... nel bene e nel male: si va dagli aspetti più basilari, come i vestiti di Ryo e Kaori, a quelli che si sarebbero potuti evitare, come il mokkori. 
Intendiamoci: tonalmente, questo City Hunter rappresenta la versione più pudica e morigerata del finale del manga, al massimo c'è qualche costume da bagno; casomai non lo ricordaste, l'inizio del manga di City Hunter era indubbiamente più sexy con frequenti nudità femminili e sesso, il tutto poi perso per strada con l'aumento della comicità e il cambio culturale in Giappone. 
Non che importi. 
Niente nudità in questo film, ma Suzuki si impegna (seriamente) a fornire una performance in qualche modo evocativa dei momenti più stupidi del personaggio: balletti, vocine, etc etc. 
Alternandoli con notevole capacità a quelli più serie e mortali (per i suoi nemici). 
Nonostante il rinnovata entusiasmo verso il personaggio, City Hunter rimane un prodotto antiquato con una caratterizzazione oggi insopportabile. 
Tutto ciò detto, il film è inaspettatamente di qualità con alcune scene d'azione impressionanti. 
Si guarda volentieri. 


Tenth of December (Id, 2013): è la quarta raccolta di racconti di George Saunders e il libro pubblicato prima del suo romanzo Lincoln in the Bardo (che, aggiungo, potrebbe essere considerata una raccolta di racconti mascherata). 
Avevo letto il romanzo, ma Saunders è soprattutto famoso per i suoi racconti. 
E' meritatamente considerato un genio e uno dei più importanti scrittori americani viventi. 
La raccolta è composta da 10 racconti tutti precedentemente pubblicati (tra il 1995 e il 2012); temi ricorrenti sono le famiglie disfunzionali, così ricorrenti da sollevare facili argomentazioni sull'esistenza o meno del concetto di normalità: si parla di genitori e figli, abusive o meno, di violenza psicologica, ma anche delle comuni difficoltà del convivere; uno degli artifici letterari più ricorrenti è una forma di dialogo interiore, non un monologo, con il protagonista che si spiega, racconta, cerca di convincersi a fare cose, mente a se stesso e, più in generale, si parla. 
All'opposto c'è la grande difficoltà di farsi capire dagli altri. 
Si parla incidentalmente ma frequentemente di povertà, ricchezza e divario di classe. 
Ci sono molti elementi di speculative fiction, specialmente fantascienza e parecchi racconti sono chiaramente ambientati nel futuro o si basano su elementi pseudo fantastici.
Più storie si basano su protagonisti alternati le cui vicende si incrociano inaspettatamente, ma fatalmente, nel finale. 
Ultimo elemento ricorrente che mi viene in mente di segnalare: molti racconti contengono una versione della valigetta di Pulp Fiction, spesso i protagonisti alludono continuamente a qualcosa che rimane misterioso e inespresso.
Narrativamente c'è poco da aggiungere a quanto in apertura: è onestamente un autore di caratura superiore ed eccezionale consistenza artistica. 
Non sono componimenti facili da leggere e non per i contenuti: la frequenza di queste narrazioni immaginate dai protagonisti a cui accennavo prima, causa una voluta difficoltà nel distinguere il reale dal desiderato che a volte viene risolta solo nella porzione finale dei racconti.
Non è l'inglese di un autore che puoi affrontare mentre guardi il telegiornale, richiede concentrazione e non si possono saltare righe perché potrebbero contenere rivelazioni inaspettate. 
"Victory Lap": uno sbandato cerca di rapire una ragazzina, dall'altra parte della strada un altro ragazzino osserva la scena indeciso se intervenire. Uno dei miei preferiti. 
"Sticks": un padre un po' eccentrico diventa progressivamente matto. 
"Puppy": una famiglia vuole vendere un cane, un'altra famiglia vuole comprare un cane. Un altro dei miei preferiti. 
"Escape from Spiderhead": da questo racconto è stato tratto l'omonimo film del 2022. Scienziati testano nuove e incredibili droghe su detenuti.  
"Exhortation": un e-mail interna da un dirigente ai suoi sottoposti per chiedere di lavorare meglio. 
"Al Roosten": breve slice of life del proprietario frustrato di un negozio d'antiquariato.
"The Semplica Girl Diaries": ah. Spiegare la trama di questo vorrebbe dire rivelare un colpo di scena, stando molto sul vago: una famiglia povera trova inaspettatamente dei soldi e compra cose che vanno per la maggiore nelle famiglie agiate. Altro preferito. 
"Home": un veterano torna a casa.
"My Chivalric Fiasco": un impiegato assiste una violenza sessuale nell'ambito del suo lavoro ed è indeciso sul da farsi. Potrebbe essere ambientata nello stesso Spiderhead. Il minore della raccolta. 
"Tenth of December": questo è il racconto più complicato da leggere, Saunders ha ecceduto nella disarticolazione del narrato, è veramente difficile da seguire. Un ragazzino e un malato terminale passeggiano in un bosco. 
Tirando le somme: 3 racconti eccezionali, 5 racconti superlativi, 1 intrigante ma eccessivo, 1 un po' insulso. 


Exhuma: horror coreano diretto dall'emergente Jang Jae-hyun (Svaha), interpretato da un cast all-star che comprende Choi Min-sik, Kim Go-eun (le fanno dire dokkaebi), Yoo Hae-jin e Lee Do-hyun. 
Presentato a Berlino, è un film particolare e complicato a cui la definizione di horror, intendendola nel senso più popolare e commerciale, sta stretta. 
Innanzitutto è fortemente incentrato sullo sciamanesimo coreano, che a mia opinione ignorante assomiglia molto allo shintoismo, con tutti i suoi complicati ed esotici rituali, balli, tamburi, talismani, tatuaggi e formule magiche varie. 
Il tutto si rimescola in modo molto asiatico con feng shui e un po' di cristianesimo. 
Senza spiegare troppo della trama, in Corea il luogo dove viene seppellito un caro estinto non è scelto a caso e richiede molta attenzione e cura; e se per caso o necessità risultasse necessario spostare la salma, è richiesta la presenza di tutta una serie di personalità mistico religiose per assicurarsi che l'anima del defunto non subisca 'danni' o possa 'incazzarsi'. 
Ecco. 
TUTTAVIA, questo è solo l'inizio del film e la cosa diventa progressivamente molto più complesso, ben aldilà della normalità per il genere; Exhuma, infatti, in un panorama cinematografico coreano che abbiamo osservato più volte essere fortemente fitto di sentimenti anti-giapponesi, risulta essere uno dei più intensi odiatori a mia memoria. 
I giapponesi sono letteralmente il male, ma non dirò altro qui. 
Bello, non pauroso, ben recitato e diretto, originale, effetti speciali di grande qualità visiva e solo in minima parte realizzati in digitale. E' solo un po' lungo. 
SPOILER SPOILER SPOILER
In pratica è colpa dei malvagi giapponesi se la Corea è divisa e il paese soffre da decine di anni. 
Il morto che il gruppo viene chiamato a scavare è un traditore coreano, ma sotto questo morto c'è un generale giapponese, malvagissimo spirito-demone, che è il fulcro di ciò che divide le due Coree (sintetizzando). 
Tutti sopravvivono, lo spirito viene sconfitto. 


Adult Swim's Ninja Kamui: soldi americani, produzione giapponese. Nessun legame con i precedenti Ninja Kamui, questa serie è ambientata ai giorni nostri o in un futuro prossimo. 
Avrebbe dovuto essere di 12 episodi, ma gli autori si sono resi conto di non riuscire a chiuderla ed è stata estesa a 13. 
E' il primo progetto del nuovo studio d'animazione E&H Production, fondato da Sunghoo Park, ex-MAPPA montatosi orribilmente la testa dopo il successo di Jujutsu Kaisen; di mezzo ci sono anche quelli di Sola Digital Arts, ma a ben guardare i credits troverete la solita sfilza di altri studi di supporto chiamati ad assistere e partecipare alla rovina di un progetto potenzialmente interessante. 
Guardate i primi 3 episodi... sarò generoso: i primi 6; poi confrontateli con i successivi 6. 
I primi episodi di Ninja Kamui sono a dir poco notevoli: ottime sequenze di combattimento, animazione di qualità e qualche buona interpretazione di idee poco originali. 
Il nostro protagonista è un ex-ninja che ha tradito l'organizzazione (circa il Kamui originale) e vive felicemente con moglie e figlio in clandestinità; vengono trovati, moglie e figlio muoiono, il nostro protagonista ninja giura violenta e bollente vendetta. 
Il setting è moderno, quindi più Snake Eyes che Ninja Scroll. 
Va tutto bene, poi il disastro: innanzitutto l'animazione va a puttane e scivola tra il mediocre e l'orrendo, poi la storia decide di introdurre il solito malvagio Steve Jobs e armature tecnologiche per i ninja rese con una putrescente cg; ogni successivo episodio è una discesa nell'abisso dell'inguardabile, la storia si sbriciola, i tempi narrativi vanno a puttane e... niente, fa cagare.
Questa è una serie che al terzo episodio mi stavo già chiedendo se metterla tra le migliori serie asiatiche del 2024 o tra le migliori occidentali, adesso voglio dimenticarmi della sua esistenza. 
Ah, a proposito: se foste indecisi su quale lingua scegliere, i labiali sono sincronizzati sul giapponese.